MAURO CALAMANTE
Il caso Cirio, Parmalat, Finmatica hanno posto all’attenzione di tutti la necessità della definizione di un’“etica” dei comportamenti societari, attraverso il recupero dell’idea, già presente nella costituzione economica italiana, che la libertà di impresa non può essere sganciata dalle sue ricadute sociali, in funzione delle quali è necessario riaffermare la priorità della tutela di interessi e beni collettivi. Non sfugge, infatti, la circostanza che questi recenti, numerosi avvenimenti che hanno catturato l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale, condizionando in senso negativo la fiducia dei risparmiatori, hanno riacceso l’interesse nei confronti di alcuni profili fondamentali dei sistemi di controllo interno delle aziende: la tutela dell’attendibilità e trasparenza dei processi informativi verso il pubblico e, più in generale, dell’eticità e correttezza dei comportamenti gestionali. In tale contesto ATAC S.p.A., nel porsi l’obbiettivo della razionalizzazione e della trasparenza dei meccanismi di funzionamento e di controllo, ha adottato scelte strategiche rilevanti quali l’istituzione nel 1999 dello staff di Internal Audit e nel 2003 dell’Organismo di Vigilanza in conformità a quanto disposto dal D.lgs 231/01 (responsabilità amministrativa degli enti). Alla luce di questi ultimi accadimenti ATAC S.p.A. è però chiamata a fare di più in quanto la sua vitalità è un valore che travalica l’interesse della proprietà generando riflessi per l’intera comunità. Deve dotarsi di processi di controllo e gestione dei rischi che consentano al Consiglio di Amministrazione di acquisire una ragionevole assicurazione che le strategie della proprietà vengano realizzate in modo efficiente, efficace ed etico. Questa esigenza è ancora più forte oggi in quanto ATAC S.p.A. si sta aprendo al mercato, sia utilizzando strumenti finanziari innovativi (eurobond e USA crossborderlease), sia valutando nuove opportunità di business su attività inerenti alla sua missione. In seguito agli scandali Cirio e Parmalat il ricorso a tali strumenti di finanziamento impone, oggi più di ieri, all’organo di amministrazione di porre una particolare attenzione ai processi di controllo che assicurino la trasparenza, la veridicità e l’integrità delle informazioni patrimoniali economiche e finanziarie in quanto civilisticamente responsabile della redazione del bilancio di esercizio e della diffusione di tutte le informazioni verso l’esterno come, ad esempio, i prospetti periodici forniti alla società di rating. Una concreta possibilità di cambiare in tal senso l’organizzazione aziendale è offerta oggi dal d.lgs. 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti, che individua per la prima volta una responsabilità, formalmente amministrativa ma sostanzialmente penale, in capo alle società per i reati commessi, nel loro interesse e vantaggio, dai dipendenti della società, per alcuni reati fra i quali i reati contro la p.a. e i reati societari. Ma l’aspetto rivoluzionario del decreto è dato dalla possibilità per le singole imprese di tutelarsi contro le conseguenze negative di tale responsabilità (sanzioni pecuniarie e interdittive), attraverso l’adozione l’effettiva di modelli organizzativi, gestionali e di controllo tendenti a prevenire la commissione di reati. L’introduzione di questi modelli rappresenta non solo una grande occasione per promuovere e sviluppare una sorta di “questione morale” nei comportamenti d’impresa, ma anche un’inedita possibilità per sperimentare forme di integrazione tra cultura manageriale e obiettivi di business con la costruzione di “modelli partecipativi” tesi alla salvaguardia degli obiettivi sociali, là dove la missione specifica dell’impresa lo permetta.
L’ATAC s.p.a. (Agenzia del trasporto del Comune di Roma), partendo dalla specificità della propria missione di servizio pubblico, sta sviluppando un percorso parallelo all’attuazione del d.lgs 231/2001 volto all’introduzione di forme partecipative tese a garantire la realizzazione dei propri obiettivi complessivi in funzione del miglioramento del servizio reso ai cittadini. Da alcuni anni nel nostro paese, come in molte realtà europee ed internazionali, è in corso di sperimentazione la pratica “partecipativa” finalizzata a creare strumenti, diversamente adattabili alle varie esperienze, di coinvolgimento attivo e reale dei cittadini nelle scelte di governo del territorio.
Nello specifico il decreto leg. 231 prevede l’istituzione di un OdV preposto alla vigilanza ed all’aggiornamento di modelli organizzativi e gestionali atti a prevenire specifici reati.
La nostra idea, che verrà illustrata nel corso della seduta pomeridiana di questo nostro convegno, è quella di estendere ai cittadini utenti ed al territorio (Municipi) la “possibilità” di verifica – tipica dell’Organismo di Vigilanza – su tutti quei processi di impresa (es. la pianificazione della rete) che impattano con i più vasti interessi espressi dalla Città.
La riflessione intrapresa in ATAC sulle tematiche legate alla partecipazione, rappresenta una assoluta novità se riferita a contesti aziendali e muove dalla convinzione maturata in questa azienda che i temi legati alla realizzazione dei modelli organizzativi previsti dal decreto 231/2001 possano offrire un valido strumento per obiettivi ulteriori a quelli ad esso strettamente legati, ovvero uno strumento complessivo di garanzia dei diversi “portatori di interessi”, in primis i cittadini utenti, verso comportamenti manageriali “indesiderati”.