Il nodo Nordovest della Rete del Nuovo Municipio: laboratori su nuova agricoltura ed altro consumo
(Nota in progress di G. Ferraresi, Giugno 2004)

La rete Nord ovest del Nuovo Municipio ha promosso in Maggio ben due iniziative di formazione di reti per sostenere nuove modalità di produzione agricola: una con il comune di Mezzago (il sindaco Vittorio Pozzati, dell'Esecutivo della Rete del Nuovo Municipio, è il punto di riferimento) nella Brianza orientale all’inizio del mese, collegata ad altre iniziative di progetto ecologico urbano e di intervento sul territorio per lo sviluppo locale (“Nel nostro piccolo” era il titolo degli eventi, si vedano le varie notizie corse in internet); e l’altra il 29 Maggio, in collaborazione con Luigi Veronelli ed il suo gruppo, il Centro Sociale "Leoncavallo", t-Terra e Libertà/Critical Wine, Carta, Derive e approdi : il convegno “DeCo e Demo”, che ha ripreso e diffuso ulteriormente la proposta di Denominazione Comunale ed altre collegate linee di definizione di prezzi e tracciati dei prodotti.
In quelle sedi ed in altre si sono in seguito affacciate ulteriori dimensioni delle stesse questioni, che hanno cominciato a coinvolgere strutture rilevanti del territorio della regione milanese (Parco Sud Milano), reti diffuse e realtà della produzione agricola di impatto vasto (pur ancora in fase iniziale). Francesco Argeri, sindaco di Pieve Emanuele e Presidente dei Comuni del Parco Sud, ha rappresentato in particolare questo ulteriore spostamento.
Perché questa opzione e questo impegno forte della Rete, a fianco della discussione, che pure è avvenuta in questo periodo in molteplici riunioni, in vari comuni ed in sedi aggregate, sulle scelte generali in discussione attorno alle elezioni (Provincia di Milano e molti comuni in ballo)? Perché il tema ha ormai assunto caratteri strutturali che traversano le scelte di sviluppo nell’area - e non solo.
Uno sguardo superficiale al contrario parrebbe confinare il destino dell’agricoltura e dei suoli rurali ad un ruolo marginale nel nord “sviluppato” della urbanizzazione diffusa.
In realtà, proprio in questa condizione di consumo crescente degli spazi aperti e di degrado del rapporto città/campagna (in una situazione di alto rischio di sommersione del territorio nella città diffusa dove nulla è più città e nulla è più campagna), gli spazi aperti a destinazione agricola, per quanto deboli, sono divenuti una risorsa preziosa e rara sia per i “mercanti di territorio” che per gli attori sociali ed istituzionali che promuovono progetti di sostenibilità e di ecosviluppo.
I primi, i mercanti, contano sulla produzione quantitativa e di bassa qualità dominata dalle corporation e dalla grande intermediazione che paga pochissimo ai produttori per prodotti dequalificati e “di massa”, uguali in tutto il mondo; questa è una agricoltura distruttiva del valore del suolo e dei caratteri del territorio, ed è appunto la base per una produzione senza futuro che consegna la terra al mercato immobiliare, senza difesa; assecondata dagli altri deboli mercanti istituzionali (quali sono spesso, troppo spesso, gli enti locali) che vendono territorio in cambio di “sviluppo” a tutti i costi, per poter sopravvivere fornendo qualche modesto servizio.
I secondi, gli attori del nuovo sviluppo ed i municipi consapevoli, hanno iniziato a comprendere che il territorio aperto è un valore fondamentale per il futuro, una ricchezza inalienabile, che non si può difendere solo con l'apposizione di vincoli ma che richiede di mettere in campo una attivazione del valore territoriale, una altra agricoltura, un altro sviluppo che costruisca l’alternativa di ricchezza prodotta dai suoli agricoli; attraverso politiche che li facciano divenire sede di produzioni qualificate, localmente caratterizzate, prodotti di qualità e di prezzo trasparente, fruibili alla fonte o mediante corto-circuiti immediati tra produzione e consumo.
Questa alternativa appare sempre più chiaramente la posta in gioco per il nostro destino: uso distruttivo della risorsa territoriale (in particolare gli spazi aperti) o valorizzazione del territorio locale. E questa grande questione territoriale può essere affrontata solo secondo i modi dello sviluppo locale, attorno al tema del “valore aggiunto locale”. La produzione agricola è al centro di questo altro sviluppo: una nuova alleanza città/campagna che permetta una riemersione del valore degli spazi aperti attraverso la nuova agricoltura.
Tale quindi il significato profondo, strutturale, di ciò che sta venendo alla luce nelle recenti esperienze, sostenute dalla Rete del Nuovo Municipio, che producono l’incontro con quella cultura ed esperienza che propone i temi della Denominazione Comunale (DeCo) e del “prezzo insorgente”, della tracciabiltà del processo produttivo (autocertificazione di produttori): Veronelli, Leoncavallo, Critical Wine. Così come produce l’incontro, contemporaneamente, con le Reti ed i Distretti di Economia Solidale, di altro mercato (gruppi di acquisto solidale, Gas) e con Banca etica, MAG, ecc..
Queste esperienze e culture parevano assumere, per molti, un puro significato “di nicchia”, un po’ aristocratica, iperaffinata, o essere praticate da isole sociali.
Ma ora, da una parte, hanno sfondato il limite delle nicchia divenendo oggetto di confronto, con la cultura giovanile (e non) di alternativa alla omologazione del consumo e alla dequalificazione del lavoro, con i centri sociali (Leoncavallo, Bulk ecc.) ed altre espressioni o movimenti sociali; dall’altra parte, esse si pongono in relazione con reti sempre più diffuse di carattere etico/finanziario e di organizzazione capillare di altro consumo che saltano la grande intermediazione tra produttori e consumatori attorno alla certificazione di qualità o di origine, e che inducono anche alcuni tentatavi (per ora incerti e contraddittori) di ridefinire la stessa grande distribuzione (Coop e simili).
Allora, come si vede, vi sono due notevoli spostamenti in corso d’opera:
- da Veronelli (grande e antico innovatore, un anarchico colto e sapiente e giovane di coraggio) alle pratiche diffuse per una più ampia rete di esperienze sociali molteplici;
- dalla produzione tipica di nicchia ad un messaggio a tutta l’agricoltura per una scelta generale articolata in molte produzioni locali, qualificate e trasparenti; le battaglie DeCo, prezzo insorgente, tracciabilità ed autocertificazione sono proposte di diffusione generale di una modalità di altra produzione. Un democrazia di sviluppo locale di qualità oltre la DOC aristocratica.
Questi due spostamenti possono mettere strutturalmente in contatto diretto produzione e consumo, garantendo remunerazione alla produzione qualificata locale e prezzi contenuti al consumo di qualità. Ciò mette in crisi potenziale la stessa grande intermediazione. Qualcuno ha detto (a Vinitaly): se passano le proposte di Veronelli é la fine per le corporation agroalimentari (e per al grande intermediazione); è ciò che vogliamo, e per questo governo e istituzioni sovraordinate in genere (e purtroppo, in una fase almeno, anche l’ANCI) hanno subito alzato barricate (infondate) di illegittimità.
Dietro e dentro questi spostamenti nel rapporto produzione/consumo si colloca la questione grande da cui siamo partiti: una responsabilità ed una consapevolezza territoriale che inducono una nuova alleanza città/campagna; e rendono radicale il conflitto tra uso e consumo del territorio per grandi opere e nuove espansioni e valorizzazione della terra per un futuro sostenibile.

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