Verso una nuova legge regionale in materia d'immigrazione in Toscana
Osservazioni e indicazioni della Consulta per l'Immigrazione dell'ANCI Toscana

La Consulta per l’Immigrazione dell’ANCI Toscana, che ha contribuito alla campagna di ascolto promossa dalla Regione per giungere, in modo partecipato, ad una nuova legge regionale relativa ai migranti, intende sintetizzare nel documento che segue le osservazioni e le indicazioni raccolte nel corso della consultazione (ed in particolare durante l’iniziativa svoltasi a Calenzano il 12/6/2006).

Premessa
La Consulta per l’Immigrazione dell’ANCI Toscana valuta positivamente, innanzitutto, sia il metodo partecipativo scelto dalla Regione per elaborare la nuova legge regionale per l’immigrazione, di cui da tempo si avvertiva la necessità, sia il testo che è stato alla base della consultazione (da condividere pienamente le critiche ai modelli di integrazione ed inserimento dei migranti sperimentati in altri Paesi, che non vanno però sostituiti da un modello “toscano”, quanto piuttosto da processi di inclusione e convivenza in continuo divenire).
Ritiene anche che gli enti locali, promotori in questi anni di valide esperienze, nonostante gli indirizzi di segno contrario provenienti dal livello centrale, possano contribuire alla formulazione di una normativa rispondente alle esigenze dei migranti e, più in generale, dell’intera società toscana.
Per le linee generali fa riferimento alla Carta d’intenti degli amministratori e della società civile attiva toscani relativa all’immigrazione, approvata dall’ANCI, nella sua versione più recente, nel corso del 2003, ai documenti relativi al contratto di soggiorno ed al diritto di voto per i migranti elaborati nel 2004 e nel 2005, al recente documento “Priorità dei comuni in materia di politiche migratorie e dell'asilo" redatto dall’Ufficio Immigrazione e Diritto di Asilo dell’ANCI Nazionale.
Il dibattito che si è sviluppato, in maniera ampia e diffusa, sul territorio può da un lato dar luogo ad una legge regionale che riesca veramente ad incidere, perché condivisa, dall’altro stimolare i necessari profondi cambiamenti in ambito nazionale (ci si limita a citare in proposito: l’abrogazione della Bossi-Fini, con la definizione di nuove modalità per l’ingresso ed il soggiorno, l’attribuzione ai migranti del diritto di voto, l’approvazione di una legge sul diritto di asilo, la formulazione di un percorso più rapido e semplificato per l’acquisizione della cittadinanza italiana, il trasferimento di competenze in materia di soggiorno dagli uffici di polizia agli enti locali, il superamento dei CPT - Centri di Permanenza Temporanea per immigrati irregolari -).

I contenuti della nuova legislazione
E’ importante, come prima cosa, individuare con precisione i destinatari della legge: i provvedimenti devono essere indirizzati agli immigrati “presenti”, secondo una terminologia già introdotta nel Testo Unico (si pensi alla copertura sanitaria per gli irregolari “comunque presenti”).
Occorre partire dal presupposto che le competenze dello Stato riguardano ingresso e soggiorno, mentre le Regioni sono pienamente competenti in materia di protezione e di assistenza sociale.
Perciò nella nuova normativa bisogna tener conto di alcuni principi fondamentali, e cioè occorre:
- che vengano assicurati i livelli essenziali di assistenza a tutte le persone comunque presenti nel territorio regionale;
- che vi sia un preciso collegamento fra i diritti di cittadinanza - fra cui importantissimo quello di voto - ed il fatto di vivere stabilmente su un determinato territorio (cittadinanza di residenza);
- che si dia concreta attuazione al diritto di asilo garantito dalla Costituzione a coloro che motivatamente lo richiedono.
Le indicazioni legislative, accompagnate da concrete azioni specifiche - da politiche mirate e da adeguati finanziamenti - nei diversi settori, dovranno riguardare, in primo luogo:
- l’incremento, nelle varie realtà locali, di strumenti ed interventi che permettano ai migranti di conseguire effettive condizioni di pari opportunità nell’accesso alla casa, alla formazione, al lavoro, ai servizi, alle prestazioni sociali (con l’abbattimento, quindi, delle barriere, degli ostacoli, delle discriminazioni oggi esistenti);
- lo sviluppo delle esperienze che garantiscono - tramite un positivo rapporto tra scuola, ente locale, società civile attiva - l’inserimento scolastico - il diritto allo studio - dei minori figli di immigrati dimoranti sul territorio regionale, al di là della loro condizione giuridica;
- la costituzione di un’autorità “terza” (con gli strumenti ed i poteri del “difensore civico”) che sia in grado di intervenire rispetto agli atti discriminatori e razzisti compiuti a livello sia di società che di istituzioni, nonché la realizzazione, con il concorso dell’associazionismo, di osservatori e di iniziative, regionali e locali, volte a prevenire ed a monitorare tali atti;
- la costruzione di un sistema che metta in rete gli sportelli informativi e di consulenza rivolti ai migranti, ad opera sia delle istituzioni che del tessuto sociale operante su questi temi (associazionismo, volontariato, sindacati, realtà autorganizzate), e renda più efficace la tutela dei loro diritti di fronte agli uffici statali da cui, ad oggi, dipende la regolarità delle presenze degli stranieri sul territorio nazionale (tutto questo come premessa del passaggio di competenze, in materia di permessi e di carte di soggiorno, nonché di ricongiungimenti familiari, dalle questure e dalle prefetture agli enti locali);
- l’attivazione di osservatori specifici, o comunque con una loro specificità all’interno degli osservatori sul sociale - in ambito sia regionale che provinciale o di zona -, in grado di monitorare i fenomeni migratori;
- la predisposizione di sistemi di programmazione degli interventi che si avvalgano di quanto viene prodotto dagli osservatori e prevedano la partecipazione di tutti i soggetti interessati, istituzionali e sociali (Conferenze di Programmazione regionale, provinciali e/o di zona);
- l’ampliamento, ad ogni livello, della partecipazione dei migranti alla vita democratica (con l’obiettivo, centrale ma non esaustivo, del conseguimento, da parte loro, del pieno diritto di voto sia alle elezioni amministrative che a quelle regionali);
- la promozione di attività che sviluppino il confronto interculturale e l’interazione fra le culture e le persone;
- la costruzione di un sistema regionale di accoglienza e di inserimento per i richiedenti asilo ed i rifugiati, che si colleghi a quello nazionale - promosso da ANCI, ACNUR, Ministero dell’Interno -, ancora largamente insufficiente, lo sviluppi ulteriormente, lo allarghi ai profughi ed a chi si trova momentaneamente in situazione di difficoltà;
- una maggiore attenzione alle specifiche problematiche che caratterizzano l’immigrazione al femminile, la cui consistenza è in costante aumento;
- la realizzazione di progetti speciali riguardanti gli stranieri in carcere, i minori in condizione di abbandono, le vittime della tratta;
- l’attuazione di programmi finalizzati al superamento dei cosiddetti campi nomadi, secondo le indicazioni della legge specifica per le popolazioni Rom e Sinti e quanto previsto dal protocollo d’intesa sottoscritto dalla Regione, dal Comune di Firenze, dall’ANCI Toscana.
Risulta particolarmente importante che si giunga ad una visione complessiva, da parte della Regione, delle politiche per l’immigrazione (con l’individuazione di modalità e di strumenti adeguati per programmarle e portarle avanti in modo trasversale ed intersettoriale, nonché di punti di riferimento unici, sia a livello politico che amministrativo).

Osservazioni su alcuni temi specifici
Si ritiene opportuno aggiungere alcune osservazioni relative a temi specifici.
a) Alloggio: si rileva l’esigenza di tener conto della diversità di domanda che esiste al riguardo.
Accanto al bisogno di un vero e proprio alloggio per chi ha progetti di insediamento stabile - per sé ed in molti casi per la propria famiglia -, vi è anche quello di un semplice posto letto, sottoposto anch’esso attualmente a forme di esoso sfruttamento, per la persona che intende soffermarsi sul territorio toscano per un periodo limitato di tempo. Si potrebbero prospettare in proposito delle residenze a prezzi equi (ne andrebbero precisati i criteri di gestione, e di autogestione, sulla base di alcune esperienze in atto).
Altra cosa ancora sono le situazioni dei richiedenti asilo, dei profughi, dei Rom da far uscire dalla condizione emarginante dei cosiddetti campi nomadi (vedi punti appositi).
Vanno prese in considerazione, con misure concretamente praticabili, per i migranti come per gli italiani, le possibilità di auto-costruzione.
b) Lavoro (lavoro di cura, sommerso, formazione, incidenti sul lavoro) - A proposito del lavoro di cura vi sono in Toscana diversi studi e ricerche di notevole interesse, che avanzano anche proposte operative.
Ne emerge la necessità di individuare altre forme di rapporto di lavoro, non penalizzanti come le attuali per le lavoratrici (prevalenti)/ i lavoratori (che, nella maggior parte dei casi, devono rinunciare, quasi in toto, ad una propria vita familiare ed affettiva), nel quadro di un possibile nuovo ruolo dell’ente locale a sostegno delle persone anziane non autosufficienti o portatrici di handicap ( la tutela dei diritti delle e dei migranti si collega qui alla prospettiva di un welfare locale rinnovato).
Nel campo della formazione, oltre a quella specificamente rivolta alle lavoratrici ed ai lavoratori di cura, si devono prevedere corsi che permettano a coloro che operano in tale campo sbocchi diversi, non relegandoli in quell’unico ruolo.
Per i corsi di formazione si ripropone, inoltre, la questione, rimasta fino ad oggi insoluta (anche se non mancano sperimentazioni al riguardo), di un sostegno economico a chi li frequenta senza avere alle spalle il retroterra della famiglia.
Un’attenzione particolare va posta al tema degli incidenti sul lavoro - che colpiscono in misura percentualmente superiore i lavoratori stranieri -, individuando, accanto a provvedimenti volti a combattere il lavoro nero (prima causa di tale alta percentuale), forme di informazione e di formazione, che tengano conto della diversità di lingua etc., indirizzate in modo specifico alle immigrate ed agli immigrati occupati nei settori più a rischio.
c) Salute e sicurezza sociale - Ai migranti dimoranti regolarmente sul territorio toscano vanno offerti gli stessi servizi e prestazioni assicurati ai cittadini italiani, tenendo conto particolarmente di quel periodo di vuoto amministrativo che esiste tra la scadenza di un permesso di soggiorno ed il suo rinnovo (anche se il Ministro Amato ha affermato recentemente di voler estendere la validità del permesso scaduto fino a quando non viene consegnato il nuovo).
A tutti coloro che vivono in Toscana, indipendentemente dalla loro condizione giuridica, devono essere garantiti comunque i livelli essenziali di assistenza in ambito sia sanitario (come previsto, peraltro, dal Testo Unico) che sociale (come rientra nelle competenze specifiche della Regione).

Considerazioni finali
Per quanto riguarda il diritto di voto ai migranti, si sollecita la Regione, che si è impegnata a garantirlo alle elezioni regionali, ad appoggiare la proposta di legge ordinaria presentata dall’ANCI al Parlamento per assicurare la partecipazione delle cittadine e dei cittadini stranieri alle elezioni amministrative.
Si suggerisce anche che, in attesa delle prossime elezioni regionali – nel 2010 -, si prevedano anche in Regione forme di rappresentanza elettiva degli immigrati, sul tipo di quelle già adottate da alcuni enti locali - comuni e province - (e cioè i consigli degli stranieri ed i consiglieri stranieri aggiunti).
Si potrebbe pensare ad un Consiglio degli Stranieri regionale composto in parte da persone elette direttamente ed in parte espresse dai Consigli degli Stranieri provinciali (il Presidente di tale organismo, od un suo delegato, parteciperebbe ai lavori del Consiglio regionale con diritto di parola ma non di voto).
Per dare poi impulso alla partecipazione, sarà necessario, in modo prioritario, sostenere le realtà autorganizzate dei migranti, assicurando loro spazi e strumenti di lavoro.
E’ convinzione inoltre della Consulta, e, più in generale dell’ANCI, che la nuova normativa vada affiancata da strumenti operativi con cui si mobilitano tutte le energie e le risorse disponibili sul territorio regionale, coinvolgendo quindi organismi istituzionali, sociali, culturali, economici.
Perciò vengono avanzate le proposte:
- di un protocollo generale sulle iniziative solidali - di accoglienza e di inclusione -, attualmente in discussione;
- di un protocollo specifico relativo ad un sistema di accoglienza e di inserimento dei richiedenti asilo e dei rifugiati - che si colleghi al relativo programma nazionale -, da estendere ai profughi ed alle persone momentaneamente in condizioni di difficoltà (sul tipo di quello formulato negli anni scorsi in Emilia-Romagna);
- dell’estensione del protocollo già esistente - sottoscritto da Regione, Comune di Firenze, ANCI Toscana - per lo sviluppo di processi di inserimento abitativo, lavorativo, sociale finalizzati al superamento dei cosiddetti campi nomadi;
- di un protocollo volto a mettere in rete gli sportelli d’informazione e consulenza per i migranti in funzione su tutto il territorio regionale ad opera delle istituzioni locali e dei diversi soggetti sociali attivi in questo campo.
Si ribadisce anche l’esigenza che la Toscana continui a schierarsi, insieme alle altre Regioni che hanno sottoscritto un documento comune riguardante i CPT, per un loro definitivo superamento, considerato che si tratta di strutture in cui si ha la sospensione del diritto e che generano situazioni intollerabili dal punto di vista sia umano che giuridico.
Infine, hanno sicuramente dei punti di contatto con il tema immigrazione gli interventi relativi alla cooperazione internazionale decentrata e quelli riguardanti la pace (e pure di questo si dovrà tenere conto nell’elaborazione della nuova legge).
Rispetto alla cooperazione, che vede una notevole quantità di iniziative con protagonisti gli enti locali ed i diversi soggetti della società civile, è auspicabile un maggiore collegamento con l’associazionismo dei migranti provenienti dai Paesi verso cui sono indirizzati gli interventi di cooperazione (per una più approfondita conoscenza di quelle realtà, per cogliere utili contributi nella progettazione, per sostenere eventuali progetti di rientro).
E’ evidente poi che il confronto e l’interazione fra le culture e fra le persone, volti, fra l’altro, a contrastare i cosiddetti “scontri di civiltà”, alimentati dagli opposti fondamentalismi, lo sviluppo di processi di convivenza, la costruzione di sistemi di accoglienza e d’inserimento per i richiedenti asilo ed i profughi, che sono in fuga proprio dalle situazioni di guerra e di violazione dei diritti, costituiscono elementi essenziali di un più generale “progetto pace”, basato anche sulla cooperazione, sulle iniziative educative (di educazione alla pace), sulla diplomazia dal basso.
Accoglienza, cooperazione, pace: tre parole chiave per l’attività delle autonomie locali in questo primo scorcio del terzo millennio, secondo una linea di tendenza che ha radici lontane (nelle “città del mondo” contro la guerra di lapiriana memoria, ad esempio) e che risulta oggi ancor più necessaria di fronte al circuito perverso guerra-terrorismo da cui può derivare la catastrofe finale per l’intera umanità.
Tre parole ed una linea di tendenza che devono trovare, ancora più che nel passato, piena rispondenza e sostegno nelle leggi e nelle politiche della Regione Toscana.

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