L'Italia sta cambiando
L'aureo libretto che il nostro Presidente del Consiglio ha di recente fatto recapitare nelle case dei più fortunati fra noi ci parla di innovazione; accompagnato da un'appassionata lettera autografa, che attribuisce al Governo il merito di aver avviato da zero il processo di modernizzazione digitale nella Pubblica Amministrazione e cita le solite (e sempre inverificabili) classifiche internazionali, nelle quali l'Italia avrebbe fatto passi da gigante, l'opuscolo illustra i diversi modi in cui la diffusione delle tecnologie telematiche sta facilitando e rallegrando la vita degli Italiani. Lungi da noi il pensare che si tratti semplicemente di propaganda elettorale pagata con fondi pubblici: il fatto è che l'Italia sta veramente cambiando; e che a questo cambiamento non è assolutamente estraneo il presente Esecutivo con la sua diuturna opera di "riforma". Vediamo in che termini.
Cronache di vita vissuta. Da tre giorni mi tiro dietro una busta già affrancata da spedire, ma non riesco a trovare una sola buca per le lettere in tutto il centro di Firenze; mi sembra di doverle vedere ad ogni angolo (le cassette postali sono una parte presupposta del nostro paesaggio interiore) e invece continuo a brandire inutilmente la busta sempre più logora, concependo una crescente nostalgia per le cassette rosso fuoco della Royal Mail, che nella mia memoria distorta pullulano a Londra più di quanto pullulino i londinesi stessi. Mi viene in mente, per associazione col rosso, che da noi anche le cabine telefoniche stanno via via disertando la città, e le sparute superstiti - alle quali continuano ad appressarsi solo vecchine luddiste e ragazzini col cellulare da ricaricare - funzionano solo di rado: il più delle volte la cornetta, quando non già staccata del tutto, penzola pigramente in fondo al cavo sventrato senza alcun segno di vita. Mentre cammino assorto in queste considerazioni, alzo gli occhi verso l'altro orizzonte presupposto del Palazzo Pitti: mi aspetta, in mezzo al trompe-l'oeil della facciata steso davanti alle impalcature per nasconderle, una gigantografia in scala 8:1 dell'ultima novità della Ford, così bene integrata con il resto della scena che sembra aver sempre fatto parte del palazzo (evidentemente, si è portati a pensare, una dépendance anticata della fabbrica di Detroit).
Nulla di strano: da quando le Poste non sono più un'Azienda pubblica, non possono permettersi di occupare gli spazi di una volta e hanno dovuto drasticamente ridurre il numero delle cassette postali (specie in luoghi di pregio come il centro storico di Firenze); lo stesso vale per la Telecom, che si va eclissando dal territorio anche come uffici, delegando il contatto con il pubblico a call-centres dal terribile carattere immateriale; e per Palazzo Pitti, il Comune ha semplicemente deciso di finanziare i progetti di restauro o infrastrutturazione vendendo ai privati spazi pubblicitari in loco. Il filo rosso che unisce le tre cose chiaramente non è l'innovazione, è la decadenza generale dell'idea e della pratica delle cose pubbliche: l'Italia sta davvero cambiando - ma cambiando di mano. Nessuno riuscirà a convincerci che la diffusione di e-mail e cellulari abbia reso obsolete le buche per le lettere e le cabine telefoniche, o che l'uso di nuove tecnologie grafiche abbia migliorato l'aspetto di Palazzo Pitti durante i lavori di restauro: il senso del cambiamento sta piuttosto nella dismissione del controllo e della sorveglianza pubblica sui beni comuni, nella rinuncia dello Stato e del governo di prossimità ad espletare una parte preponderante delle funzioni che leggi e Costituzione assegnano loro, per porsi accanto ad altri soggetti in un mercato alimentato con proprietà pubbliche, alienate senza il consenso delle comunità a cui appartengono, e brutalmente convertite in voci attive di un bilancio anche questo completamente sottratto - data l'esternalizzazione - alla verifica pubblica.
Siamo grati al Premier per averci voluto illustrare questo cambiamento; e per averci fatto scoprire la nostra profonda natura conservatrice - direi quasi retriva - di fronte a questo genere di innovazioni, che speriamo abbiano fine dopo il 9 di Aprile.
(AMC, 12 Febbraio 2006)